Teatro

Claudio Lauretta: 'il calore del pubblico a teatro è qualcosa di magico'

Claudio Lauretta: 'il calore del pubblico a teatro è qualcosa di magico'

Incontriamo Mister Voice, imitatore da oltre vent'anni di tanti personaggi del mondo dello spettacolo e della politica, che fra le varie forme di spettacolo confessa di amare soprattutto il teatro.

Conosciuto ai più per le sue imitazioni nella trasmissione Colorado su Italia1, e presenza fissa da alcuni anni a “Ciao Belli” su Radio Deejay, Claudio Lauretta arriva a Milano al Teatro Nuovo lunedì 16 gennaio 2017 con il suo nuovo spettacolo “Mister Voice".

Mister Voice è anche il suo soprannome, guadagnato sul campo grazie alla bravura nell’imitare i personaggi che spaziano del mondo dello spettacolo a quello della politica, da Vittorio Sgarbi a Matteo Renzi, da Renato Pozzetto a Claudio Baglioni, grandi personaggi portati sul palco in oltre vent'anni di attività. Il suo spettacolo è un concentrato di imitazioni, musica, cabaret, comicità e gag, sempre accompagnato dal suo fido chitarrista, il Maestro Sandro Picollo, spalla burbera e talentuoso musicista.

 

Quando hai scoperto di essere un imitatore?
Intorno ai 10-12 anni, quando arrivavo a casa da scuola e facevo sentire ai miei genitori come parlava la professoressa, il direttore scolastico e anche qualche mio compagno. Poi la voce, crescendo, si è perfezionata, fino a formarsi completamente nell’età post-adolescenziale. Da quel momento sono riuscito a fare le voci dei personaggi televisivi e dei politici e da lì si può dire che è iniziata la mia carriera di imitatore.

Come scegli i tuoi personaggi, in base a quali caratteristiche?
Solitamente scelgo i miei personaggi in base alla simpatia. I primi che riesco ad imitare sono quelli più simpatici, mentre altri mi vengono commissionati. Ad esempio, lavorando a Radio Dee Jay spesso e volentieri l’attualità ci impone di costruire nuovi personaggi, quindi vado subito sui social a cercarmi i personaggi e poi mi guardo dei video. La prima cosa che faccio solitamente è cercare di capire da dove provengono, per capire l’accento e il dialetto di quel luogo, poi studio anche la personalità del personaggio. Vedo tanti video e poi cerco di carpire il tipo della voce, per vedere se nel repertorio ho già altri personaggi che parlano così. Per esempio Antonio Di Pietro, un personaggio che ho imitato per tantissimo tempo, ha un timbro di voce che assomiglia a quello di Giovanni Floris, solamente che uno è romano e l’altro molisano.

Dove provi i tuoi personaggi?
Solitamente in auto. Quando affronto il viaggio per andare in radio o a fare delle serate, se sono da solo quello è il massimo momento di intimità. A volte li sento alla radio oppure mi porto dei dvd con le loro voci e mi posso sbizzarrire, parlo da solo e provo tutti i personaggi. Spesso saltano fuori personaggi nuovi, come il Mago Forest.

Con il tuo spettacolo si ride solamente o cerchi anche di far riflettere il pubblico sulle cose che dicono i tuoi personaggi?
Nel mio spettacolo, Mister Voice, non si ride soltanto. Cerco anche di metterci qualche battuta legata alla simpatia, all’antipatia, al lavoro del personaggio per far sì che il pubblico, uscendo da teatro, ne abbia un quadro veramente completo. Solitamente gli imitatori mettono un po’ alla berlina i difetti dei personaggi che vengono imitati. Talvolta, specialmente nella sezione dedicata ai politici, io cerco di fare una sorta di par condicio durante lo spettacolo: imitare personaggi politici di destra, sinistra, centro, personaggi dell’opposizione.

A chi ti sei ispirato a livello artistico? Chi è stato il tuo punto di riferimento?
Sono cresciuto con dei punti di riferimento molto forti nel mondo dello spettacolo, sto parlando di personaggi come Gino Bramieri. Il complimento più bello è quando mi fermano alla fine dello spettacolo e mi dicono che assomiglio a lui, anche nelle fattezze fisiche, nella simpatia e nel modo garbato di pormi. Sono cresciuto con personaggi come, appunto, Gino Bramieri, Macario, Corrado, che ho sempre stimato veramente tanto e forse fu anche uno dei primi che imitai. Altri imitatori a cui mi sono ispirato sono: il grande Oliviero Noschese, e anche se non era un precisino a me è sempre piaciuto moltissimo; Gigi Sabani, perché aveva questa immediatezza che un po’ ho anche io. Senza troppi orpelli, senza troppi occhiali, parrucche… a me basta la faccia!

Ti gratifica di più un passaggio televisivo o uno spettacolo teatrale?
La gratifica maggiore un artista la ottiene a livello teatrale. Il mezzo televisivo non può che darti molta notorietà, però la fedeltà, il calore che può provare un artista a teatro non lo dà nessun altro mezzo. Il teatro è una magia: si apre il tendone e ti ritrovi lì con il tuo pubblico e passi quell’ora e mezza di grande coinvolgimento. Ogni sera è diverso, alla fine dello spettacolo ci pensi, pensi a quanto sia stato diverso rispetto alle rappresentazioni precedenti, ogni volta hai un calore diverso. Il pubblico cambia, soprattutto da una regione all’altra. In Piemonte si ride in un modo, in Lombardia in un altro, in Calabria in un altro ancora... senza ombra di dubbio il posto in cui mi sento più a mio agio è il live: il teatro.

Quindi se tu dovessi scegliere tra carriera televisiva o teatrale, quale sceglieresti? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Tra carriera televisiva e teatrale, senza ombra di dubbio sceglierei quella teatrale, infatti sto lavorando in questo senso. Tutti i giorni sono in Radio, sto facendo qualche programma televisivo anche famoso, però il mio sogno è quello di riuscire a partire con una tournée teatrale consolidata nei maggiori teatri italiani. Mi piacerebbe molto inserire all’interno del mio spettacolo un’orchestra di più elementi o addirittura un corpo di ballo. Non disdegno per nulla il vecchio, caro varietà. Tutti dicono: “è morto, è morto” ma secondo me a teatro il varietà ha sempre il suo perché.

Qual è il modo migliore per portare i giovani a teatro?
Senza ombra di dubbio bisognerebbe coinvolgerli con spettacoli adatti ai più piccoli, per invogliarli. Riuscire a fare delle agevolazioni per studenti e giovani sarebbe già un buon inizio, ma soprattutto i grandi devono invogliare i giovani ad andare a teatro, i genitori in primis. La scuola stessa dovrebbe dire ai giovani “domani sera avete l’opportunità di andare a teatro, andateci con i vostri genitori o i vostri amici e domani discutiamo in classe di quello che avete visto”. Deve essere un momento di libertà, di gioia ma soprattutto di conoscenza di mondi nuovi. Il giovane deve andare a teatro per esplorare tutti i generi, da quello drammatico a quello comico, dalla prosa al musical.

Che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere la carriera artistica?
Un consiglio che mi permetto di dare ai giovani è quello di fare la cosiddetta “gavetta”, che ormai purtroppo sembra passata di moda. La gavetta si fa dappertutto, iniziando a fare gli spettacoli negli oratori, nelle piazze, anche ai matrimoni. Io da giovane ho fatto spettacoli anche alle feste di compleanno. Ogni giorno ti devi mettere in discussione, devi provare i tuoi testi e soprattutto devi cercare di carpire le persone che sono più esperte di te, stare sempre ad ascoltare chi è già arrivato, anche se in questo mondo difficilmente si arriva. Ogni volta si ricomincia sempre tutto da capo.

 

Mister Voice - SCHEDA SPETTACOLO.